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Covid, rivoluzione Oms nella classificazione delle varianti

Il Sars-CoV-2, a tre anni dalla sua comparsa, continua ad evolversi in un coacervo di varianti e sottovarianti Covid. Ed è al momento la sottovariante Kraken (XBB.1.5) quella che desta maggiore attenzione secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità che l’ha classificata variante d’interesse (Voi).

Nella nuova classificazione operata dall’organismo con sede a Ginevra si svuota completamente la casella delle varianti di preoccupazione (Voc) mentre le vecchie varianti Alfa, Beta, Gamma, e Delta, sono ormai considerate come varianti di preoccupazione circolanti in precedenza.

Varianti Covid divise in tre classi

La scelta dell’OMS di rivoluzionare il sistema di classificazione e tracciamento delle varianti Covid e le definizioni operative utilizzate è stata dettata dall’esigenza di “corrispondere meglio all’attuale panorama globale delle varianti” e “di valutare in modo indipendente i vari sottolignaggi di Omicron in circolazione” singolarmente come varianti sotto monitoraggio (Vum), varianti di interesse o varianti di preoccupazione, oltre a classificare in modo più chiaro eventuali nuove varianti.

Secondo gli esperti Oms è Omicron la variante di preoccupazione più divergente vista fino ad oggi. Dalla sua comparsa, i virus Omicron hanno continuato a evolversi geneticamente e antigenicamente con una gamma di sottolignaggi in espansione, che finora sono stati tutti caratterizzati da proprietà di evasione dell’immunità della popolazione esistente e dal fatto di infettare preferenzialmente il tratto respiratorio superiore (e non quello inferiore), rispetto alle varianti di preoccupazione dell’era pre-Omicron.

Novità anche sul fronte dei nomi: in futuro l’agenzia Onu assegnerà lettere greche per le varianti di preoccupazione e non lo farà più per le Voi. Questi cambiamenti “non implicano che la circolazione dei virus Omicron non rappresenti più una minaccia per la salute pubblica ma sono piuttosto modifiche apportate al fine di identificare meglio minacce aggiuntive o nuove rispetto a quelle poste dagli attuali virus Omicron in circolazione” specifica l’Oms.

I dati di diffusione delle varianti 

Intanto i dati mostrano un vantaggio di crescita per la variante Kraken e una maggiore capacità di fuga immunitaria. Le prove raccolte da più Paesi non suggeriscono invece che la variante sia associata a una maggiore gravità o mortalità e nei Paesi in cui la variante in questione ha determinato un aumento dei casi, le ondate sono di dimensioni notevolmente inferiori rispetto alle ondate precedenti.

Guardando alla situazione registrata nella settimana 8 del 2023 (20-26 febbraio), nel mondo le ‘vecchie’ sottovarianti Omicron 1, 3 e 4 (BA.1, BA.3 e BA.4) hanno rappresentato collettivamente meno dello 0,1% del totale delle sequenze virali. Omicron 2 e 5 (BA.2 e BA.5) hanno entrambe diminuito la prevalenza, rappresentando il 13,1% e il 20,1% (rispetto al 15,2% e al 46,8% nella settimana 4). Spicca invece la classe aggregata delle varianti ricombinanti, che è aumentata in prevalenza fino al 46,7% nella settimana 8 (dal 31,2% nella settimana 4). In pratica, oggi quasi la metà delle sequenze di Sars-CoV-2 rilevate nel mondo è un ricombinante.

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