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Cura delle ferite post-operatorie: perché è importante prevenire le infezioni

530000 infezioni legate all’assistenza sanitaria, con 7500 casi dall’esito infausto: sono questi i numeri legati alle infezioni del sito chirurgico, il 14,4% di quelle diagnosticate in pazienti ricoverati in ospedale e che mostrano i primi sintomi a circa 48 ore dal primo accesso presso la struttura sanitaria.

A fronte di questi dati, è emersa la necessità di avviare una campagna di sensibilizzazione delle infezioni delle ferite post-operatorie. Lo ha fatto Johnson&Johnson Medtech – con il patrocinio delle società scientifiche ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri), SIC (Società Italiana di Chirurgia), SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e di SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), con l’intento di porre l’attenzione sul tema, attualmente una delle complicanze principali in pazienti sottoposti a chirurgia.

Ferite post-operatorie, l’impatto sulla salute

Le infezioni del sito chirurgico comportano conseguenze in termini di morbilità, alle quali si accompagnano oneri finanziari che rischiano di essere insostenibili. Diventa così sempre più frequente la necessità di sottoporsi a un nuovo ricovero in ospedale, raddoppiando il rischio di finire in terapia intensiva e, nei casi più complicati, quello di decesso.

Hanno inoltre un impatto economico notevole, con una stima che si aggira intorno al miliardo di euro all’anno. Una cifra che pesa sul bilancio globale del Sistema Sanitario Nazionale: un costo che può essere di certo risparmiato attuando le giuste pratiche di prevenzione.

Lo ha spiegato Silvia De Dominicis, Presidente e Amministratore Delegato di J&J Medtech Italia: “Siamo impegnati a sostenere la ripartenza del sistema sanitario post-pandemia investendo su prodotti, servizi e soluzioni tecnologici in grado di creare valore misurabile per i nostri stakeholders. Allo stesso tempo ci impegniamo a coinvolgere e informare i cittadini con il fondamentale contributo delle Società Scientifiche che come noi hanno cuore la salute degli italiani, convinti che anche ciò sia determinante nel creare efficienze e contribuire a migliorare gli esiti di cura”.

Il Professor Francesco Basile, Presidente SIC – Società Italiana di Chirurgia, ha spiegato: “In Italia le infezioni del sito chirurgico che riguardano gli interventi in elezione variano dal 5 al 10%. In chirurgia d’urgenza, la percentuale dei casi sale anche fino a circa il 20%, fondamentalmente per l’impossibilità di una appropriata preparazione del paziente. Quello delle infezioni del sito chirurgico è un problema che riguarda non solo i pazienti, ma anche il Sistema Sanitario perché, a causa del prolungamento dei giorni di ricovero in ospedale, i costi aumentano”.

E sulla prevenzione, aggiunge: “Oltre a motivi tecnici che attengono più a un tema di misure intra-operatorie, vi sono poi fattori correlati alla fase di preparazione e decorso post-operatorio. Per prevenire il rischio delle infezioni del sito chirurgico, è raccomandabile che il paziente comunichi al medico, al momento del pre-ricovero, tutte le informazioni cliniche che lo riguardano, per esempio se ha contratto una patologia da deficit del sistema immunitario, o se ha altre patologie concomitanti o, ancora, se assume farmaci che potrebbero interferire con il decorso post-operatorio aumentando il rischio di infezione. Anche la cura per l’igiene personale è fondamentale per prevenire le infezioni del sito chirurgico, sia in fase di preparazione dell’operazione, tenendo più pulita possibile la superficie da operare, sia nel decorso, con la cura della medicazione del sito che deve essere effettuata sempre attenendosi alle indicazioni ricevute in fase di dimissione/visita dal team ospedaliero”.

Le infezioni in ostetricia e ginecologia

Si rischiano criticità anche in ostetricia e ginecologia, come ha chiarito il Professor Nicola Colacurci, Presidente SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia: Le infezioni del sito chirurgico interessano un numero elevato di pazienti. Le cause sono molteplici, in rapporto anche alla tipologia di paziente e di intervento. In ostetricia e ginecologia, la maggiore frequenza si osserva sicuramente in seguito ad interventi laparotomici, in donne con BMI (Body Mass Index, indice di massa corporea) aumentato, in tutte quelle situazioni, frequenti, in cui è necessario ricorrere ad un intervento di urgenza, con ridotta preparazione della paziente”.

E ha proseguito: “È necessaria una specifica conoscenza delle buone pratiche di trattamento del sito chirurgico, al fine di eliminare tutte quelle cause dipendenti da cattiva gestione della ferita. Quasi la metà dei casi può infatti essere evitata grazie all’adozione di adeguati sistemi di controllo sia in fase pre-operatoria che postoperatoria, durante la degenza della paziente; è necessario, pertanto, che vi sia una adeguata informazione a tutto il personale sanitario alfine di ridurre conseguenze, a volte fatali, a cui potrebbe andare incontro la paziente in caso il sito chirurgico si infetti”.

Come creare consapevolezza sul tema

J&J ha creato uno spazio pubblico, su www.puntididifferenza.it, in cui sono raccolte le informazioni e i materiali utili per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico. È inoltre studiato per essere il punto di riferimento dell’intera campagna. La promozione, poi, è affidata a un testimonial d’eccezione. Un giovanissimo Frankenstein, nipote di quello storico, si è infatti fatto carico di questo compito così importante.

Un personaggio di certo positivo, che del nonno conserva solo le fattezze, che racconta come – con la giusta prevenzione – sia riuscito a scongiurare una serie di complicazioni legate agli interventi e tornare subito a condurre una vita normale accanto alla sua famiglia, ai suoi amici e agli affetti più cari di cui ama circondarsi.

A differenza di chi l’ha preceduto, infatti, non è affatto un mostro. È invece in ragazzo normale, come tanti, che ama prendersi cura dell’ambiente, che si esprime con un linguaggio positivo, diretto e accattivante per il pubblico e per i pazienti che vivono nella sua stessa condizione. Ad aiutarlo in quest’impresa, c’è stata l’equipe chirurgica che l’ha tenuto in cura fin dal primo istante.

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