Il piccolo Davide sta atterrando Golia, questa volta non nella valle di Elah ma nelle sterminate e fertili pianure ucraine. La fionda di Davide oggi sono i razzi americani Himars, capaci di colpire a più di settanta chilometri con un errore di pochi metri che nel caos creato alimentano la disfatta russa. I soldati russi, poco motivati e addestrati, sono stati travolti e adesso sperano che gli ucraini frenino la corsa perché stanno conquistando troppo territorio e non sarebbero capaci di controllarlo se proseguono a questa velocità.
Ieri l’Ucraina ha annunciato l’avanzata delle sue truppe su «diverse decine di chilometri» sul fronte meridionale, così come la riconquista di una città chiave nell’est, una nuova vittoria nella fulminea controffensiva di Kiev che le ha permesso di riprendere il controllo di intere fasce di territorio. Come è stato possibile? Il conflitto non stava diventando un nuovo Afghanistan nel cuore dell’Europa, un conflitto congelato e di lento logoramento, una guerra di trincea simile al primo conflitto mondiale? Questi ultimi episodi sembrano disegnare una nuova narrativa, con il conflitto che si trasforma in una guerra di movimento, con rovesciamenti di fronte improvvisi e ardite manovre a tenaglia di Kiev prima dell’inverno.
La controffensiva
L’offensiva fulminea della piccola Ucraina ha spinto indietro la Russia di 70 chilometri in una sola settimana. Kiev ha preso il controllo del centro logistico di Kupyansk e il posto di comando militare di Izyum. Inoltre il fronte russo nell’est dell’Ucraina non sembra resistere davanti all’offensiva delle forze ucraine e crolla in una linea lunga centinaia di chilometri che va dal sud di Kharkiv fino al Donbass. Ieri mattina, al quinto giorno di offensiva delle forze ucraine, i militari russi si sono ritirati senza sparare un colpo anche dalle città di Kupyansk e di Izyum, due centri strategici per Mosca. Sono stati per cinque mesi punti logistici per il transito di rifornimenti russi nell’est ed erano il fulcro dei piani del Cremlino.
Città liberate
«Kupiansk è Ucraina. Gloria alle forze armate»: lo ha scritto sui social la consigliera del presidente del Consiglio regionale di Kharkiv, Nataliya Popova, annunciando la liberazione della città. L’intelligence del ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento della mattina aveva scritto che la liberazione di Kupiansk sarebbe stata «un duro colpo per Mosca perché si trova lungo i percorsi di rifornimento della linea del fronte del Donbass». La città dell’Ucraina orientale era stata occupata dai russi il 27 febbraio, tre giorni dopo l’invasione.
Le forze speciali ucraine hanno pubblicato sui sociali immagini che mostrano gli ufficiali «a Kupiansk, che è stata e sarà sempre Ucraina». Anche un funzionario regionale ha postato una foto di soldati ucraini nella città di 27mila abitanti. Sempre nell’est del paese, nel villaggio di Grakove liberato ieri dalle forze ucraine, i soldati di Kiev hanno trovato tralicci elettrici caduti, cavi sparsi sul terreno, case sventrate, strade punteggiate di crateri.
«Conquistare la pace»
Ieri mattina la bandiera dell’Ucraina è stata issata ufficialmente a Balakliya, nella regione di Kharkiv, insieme ai militari. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Kharkiv, Oleg Synehubov, ha scritto su Facebook: «Ragazzi e ragazze delle forze armate, oggi fate una nuova storia dell’Ucraina libera, siamo orgogliosi di voi».
«Le forze ucraine stanno avanzando nell’Ucraina orientale, liberando più città e villaggi. Il loro coraggio aggiunto al supporto militare occidentale sta dando risultati sorprendenti», ha dichiarato sui social media il portavoce del ministro degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko. «Inviare armi all’Ucraina è fondamentale. Sconfiggere la Russia sul campo di battaglia significa conquistare la pace in Ucraina», ha aggiunto.
L’ombra della disfatta
La ministra degli Esteri tedesca, la verde Annalena Baerbock, nel frattempo è arrivata a Kiev per una visita a sorpresa a sostegno dell’Ucraina. La Russia ha annunciato venerdì di aver inviato rinforzi nella regione di Kharkiv tra cui forze cecene. I media statali russi hanno rilasciato filmati che mostrano colonne di carri armati, obici e veicoli di supporto che transitano su strade impraticabili.
Mosca ha messo da parte i toni trionfalistici e ora la tv di stato invita a «pregare per i soldati a Izyum». L’ombra della possibile disfatta si allunga minacciosa sul Cremlino che ha spostato a sud migliaia di uomini per tenere la città di Kherson. Ma così ha sguarnito il fronte orientale.
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