Bollicine in bicchieri di carta, foto ricordo, ma niente domande al commiato del premier dai cronisti: «Venti mesi, un’esperienza straordinaria finisce con la buona coscienza del lavoro fatto». Ma il futuro governo è ancora avvolto nella nebbia. Nell’anticamera della Sala Verde, fra i cinquantotto ritratti del presidente del consiglio, c’è anche quello di Benito Mussolini. Come in altri palazzi del potere
Mario Draghi entra nella sala verde, quella del tavolone lunghissimo delle trattative più difficili, sfoderando il sorriso migliore che riesce a trovare. Del resto sta per finire il suo mandato, e c’è persino chi sostiene di aver voluto lui anticipare la caduta del governo. Questione consegnata ai posteri. Intanto il presidente del consiglio uscente fa «solo un saluto», come avvertono tutti i suoi, niente domande, solo una ringraziamento alla stampa nell’ultima occasione, almeno in Italia e a palazzo Chigi, in cui incontrerà i cronisti.
I quali almeno una mezza notizia la trovano: nell’anticamera. Su tre pareti sono distribuiti i ritratti in cornice dorata dei cinquantotto presidenti del consiglio italiani, da Camillo Benso Conte di Cavour a Conte, nel senso di Giuseppe Conte. Manca ancora Mario Draghi, arriverà dopo lo scambio della campanella con il suo successore. E manca quello di una donna, che arriverà alla fine della legislatura, sempreché questa donna – Giorgia Meloni – riceva un incarico e riesca davvero a fare la presidente del Consiglio, visti gli sgambetti delle forze di maggioranza delle ultime ore.
C’è invece, e questa sembra una notizia negli ultimi giorni, il faccione di Benito Mussolini: anche qui, come in altri palazzi del potere, se l’esposizione va dal Regno d’Italia alla Repubblica, le gallerie delle foto non hanno buchi neri, né rimozioni. Il duce peraltro ha ovviamente il record della longevità da presidente, e non può essere diversamente, peraltro dal ‘39 ha abolito il voto.
«La buona coscienza del lavoro fatto»
Il saluto arriva, insieme ai complimenti, qualche notazione cordiale nei confronti della stampa: «Ho imparato tanto», «Vi rivolgo un ringraziamento sentito. Voi in questi venti mesi, con tutte le difficoltà che ci sono state – pandemia, guerra, crisi energetica – avete svolto un servizio straordinario ai cittadini, aiutandoli a seguire e comprendere ciò che avviene nel palazzo e spesso viene visto come misterioso. Un servizio straordinario alla democrazia italiana». Affettuosità per i cronisti. «Siete una stampa libera e avete avuto dal presidente del Consiglio, da me, il rispetto che si deve a una stampa libera, rispondendo alle vostre domande al meglio possibile, con la massima sincerità, la massima chiarezza. Un segno di profondo rispetto nei confronti vostri. Il vostro servizio nei confronti della democrazia rimane fondamentale». Una «collaborazione piacevole da un punto di vista umano: nessuno di voi si aspettava che avremmo fatto tante conferenze stampa, anche con tranquillità perché queste conferenze stampa duravano spesso ore indefinite. Poi io venivo rimproverato perché avrei dovuto dire: ‘Basta con le domande’ e non riuscivo spesso a dirlo». «E’ stata una esperienza straordinaria di cui sono molto contento. Finisce in modo molto soddisfacente, con la buona coscienza del lavoro fatto, che è la cosa più importante».
Applauso imbarazzato, i cronisti non dovrebbero applaudire, «Non applaudite», li prende in giro lui. Peraltro fra tante lodi stavolta niente domande, e niente risposte. Naturalmente i giornalisti ci provano, è il loro mestiere, quando va bene. Lo ringraziano per una certa compostezza degli orari e per aver assicurato, per lo più, week end liberi. Ma su Berlusconi, presidente? «Non rispondo», scherza. E se la richiamano in servizio? Sorriso irenico, forse non ha sentito, forse sì. É ottimista sul futuro dell’Italia? Qui si allontana, fa il gesto di andare via, poi, consigliato dai suoi, torna indietro. Altro sorriso: «Qui se non rispondo so che comunque ci farete un articolone». Ma non risponde lo stesso. Foto di gruppo, anche con lo staff della comunicazione. Bollicine in bicchieri di carta – ma lui è già andato via dopo aver stretto la mano a tutti e tutte – buffet frugale, invito alla compostezza.
Alle 16 e 30 riunirà il consiglio dei ministri, potrebbe essere l’ultimo. Sempreché la futura presidente riceva l’incarico presto, e abbia una proposta di governo da portare al presidente della Repubblica. E sempreché, naturalmente, non ci sia presto o tardi ancora bisogno di lui. Eventualità che lui ha già, sempre davanti ai cronisti, escluso con decisione.
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