ROMA – Ci sono partite sporche, quasi insopportabili, che spesso non riesci a vincere e che qualche volta puoi anche perdere, per questo il successo della Lazio contro il Verona assume un valore che va ben oltre i tre punti e il salto in alto in classifica. Dimostra che Sarri e la squadra hanno imboccato la strada giusta, in piena sintonia di pensiero: ci è voluto un anno e anche una rivoluzione estiva quasi inaspettata ma adesso, finalmente, esiste la sensazione che si sia aperto un ciclo importante, targato Mau. Non era facile abbattere la roccaforte di Cioffi, nell’uomo contro uomo vincevano sempre i veneti e Immobile stava passando un altro pomeriggio d’ansia, con le spalle alla porta in attesa di qualche pallone decente da giocare: la Lazio non ha perso la pazienza e proprio in questo ha dimostrato di avere la struttura di un gruppo solido, capace anche di difendere collettivamente e di arginare i contropiedi del Verona con l’aiuto di Casale, uno dei grandi ex, addirittura al debutto stagionale.
Sarri aveva dato un turno di riposo a Romagnoli e si era affidato alla freschezza di Marcos Antonio, anche lui alla prima dall’inizio, e di Basic, autore di un tiro clamoroso dalla distanza fermato dal palo. Doveva gestire le tossine accumulate nella notte europea contro il Feyenoord e lo ha fatto grazie a una rosa finalmente più lunga e competitiva, priva soltanto di un vice Immobile di ruolo. La Lazio ha cambiato marcia nella ripresa, quando il tecnico toscano ha richiamato dalla panchina Luis Alberto (ancora una volta decisivo), Vecino e Cancellieri che hanno portato freschezza, corsa e la verticalità smarrita come quasi sempre accade in assenza dello spagnolo. Il ritmo è salito e i difensori a tutto campo del Verona non sono più riusciti ad arginare i biancocelesti, molto più tecnici di loro. E così è arrivato il gol numero 185 in serie A di Re Ciro IV (riferimento ai titoli di cannoniere conquistati tra Torino e Lazio), uno in più di Batistuta, il terzo di questo campionato. Un colpo di testa decisivo, per niente facile se valutiamo la posizione del suo corpo rispetto alla porta: un segnale per il ct Mancini, che tra poco dovrà rimettere in campo la Nazionale e anche lo stesso Immobile, considerando il rendimento degli altri attaccanti azzurri. Il sigillo finale di Luis Alberto ha aperto un’altra festa allargato in un Olimpico sempre più caldo e appassionato. Finalmente.
Iscriviti al Fantacampionato del Corriere dello Sport: Mister Calcio CUP