Reduce dall’estate più torrida di sempre, l’Italia si ritrova catapultata in un autunno stravolto da eventi climatici anomali: caldo, nubifragi, alluvioni. È opinione condivisa ormai da tutti gli esperti che, a causa del cambiamento climatico in atto, questi fenomeni si accingono a diventare sempre più la norma e non l’eccezione. L’allarme maggiore, in termini di ricadute sulla salute della popolazione, deriva dall’associazione tra cambiamento climatico e inquinamento ambientale, due fattori che si compenetrano alimentandosi vicendevolmente, e su cui sarà necessario intervenire al più presto con strategie condivise a livello globale per invertire la tendenza. Da anni infatti nel nostro Paese si consuma, nella scarsa consapevolezza generale, una strage silenziosa, ma i cui numeri fanno troppo rumore per passare inosservati: solo in Italia ogni anno muoiono prematuramente circa 80mila persone a causa dell’inquinamento. Ne abbiamo parlato con il presidente della SIMA (Società Italiana Medicina Ambientale), Alessandro Miani.
L’inquinamento come fattore climaterante
«Sappiamo che l’inquinamento atmosferico è un fattore climaterante, responsabile cioè del cambiamento climatico. Gli effetti dannosi di quest’ultimo – afferma Miani – insistono maggiormente sulle fasce più deboli e povere della popolazione a livello mondiale, e soprattutto nei grossi agglomerati urbani, meno su chi vive nelle aree rurali. Le isole di calore urbano, dovute a un eccesso di antropizzazione e troppo poco verde nelle città, per cui il calore accumulato durante il giorno la sera non riesce a riassorbirsi, hanno portato negli ultimi anni ad un gran numero di decessi soprattutto in soggetti anziani o fragili. Così come – prosegue – il caldo eccessivo sta portando alcune specie animali, specie insetti, a stabilirsi nei nostri ecosistemi da cui erano, fino ad oggi, avulsi, aumentando il rischio di zoonosi. Prendiamo ad esempio la West Nile, che ha portato ad oltre 150 ricoveri in Veneto».
L’inquinamento? Un nemico molto più letale del Covid
«Quel che è certo, purtroppo, è che l’inquinamento atmosferico associato al cambiamento climatico causa ogni anno solo in Italia tra i 77mila e i 90mila decessi prematuri. Di questi – sottolinea Miani – il 40% è causato da ciò che si respira in ambienti confinati (case, uffici, mezzi di trasporto), che interferisce con l’attività cardiaca, immunitaria, vascolare, e cerebrale causando ictus, infarto del miocardio, e patologie respiratorie di varia gravità dall’asma alla BPCO fino ai tumori. Solo per dare un’idea delle reali dimensioni del problema – osserva – nel 2020 in Italia sono morte 75mila persone per il Covid, 60mila nel 2021. Anche nel pieno dell’emergenza, il virus ha fatto meno morti di quanti ne fa ogni anno, da anni, l’inquinamento. Che infatti l’OMS ha classificato come prima emergenza sanitaria globale».
Tumori prima causa di morte nei bambini, in aumento disturbi neurologici
«In Italia abbiamo 180mila morti all’anno per tumore – continua il presidente SIMA – in Europa 3 milioni all’anno ma si prevede che entro il 2050 arriveranno a 4 milioni. Ma in Italia abbiamo anche 2.200 diagnosi di tumori pediatrici, il doppio della media UE, dato ancora maggiore se consideriamo l’incidenza nei bambini al di sotto dell’anno di età. Leucemie, tumori cerebrali, linfomi: l’incidenza di tutti i tumori nei 46 siti più inquinati in Italia è del + 14% rispetto alla media nazionale, ed è il tumore la prima causa di morte per malattia in età pediatrica. Sempre in età pediatrica – aggiunge – direttamente correlato all’inquinamento è l’incremento di disturbi e ritardi nel neurosviluppo: oggi un bambino su 77 nasce con un disturbo dello spettro autistico».
La prevenzione inizia dal grembo materno
«La consapevolezza riguardo questi dati è scarsa – osserva Miani – eccezion fatta per gli addetti ai lavori e i cittadini direttamente coinvolti perché residenti in aree notoriamente a rischio. Eppure, proprio nel caso dei tumori, è fondamentale sensibilizzare sul fatto che l’ambiente incide a livello epigenomico, tant’è vero – conclude – che il periodo cruciale per la prevenzione è quello dei primi mille giorni di vita, e relativamente agli adulti, nella fase precedente il concepimento».
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