roma capoccia
Miraggio o realtà? Non soccombere nel Lazio grazie al “campo largo”. Intanto, però, sulla strada locale di una rediviva alleanza ampia, dopo la sconfitta nazionale del centrosinistra, si stagliano vari paletti
La sconfitta nazionale e il piccolo miraggio all’orizzonte: non soccombere nel Lazio, alle prossime Regionali, grazie al “campo largo”. Il governatore uscente, ex segretario pd (e neoeletto alla Camera) Nicola Zingaretti l’ha evocato su Facebook, qualche giorno fa: “Il problema non era il campo largo. Ma non averlo avuto. Divisi si perde tutti. La destra entra a Palazzo Chigi e deve riflettere chi per tre anni non ha fatto altro che picconare in maniera ossessiva e miope questa idea e in genere la cultura unitaria del Pd”. Un Pd che deve procedere, per Zingaretti, nella direzione indicata da Enrico Letta, “tornando a uno spirito aperto. Cerchiamo tutti l’unità, il confronto per costruire e vincere e non la frammentazione”.
Bruno Astorre, segretario pd Lazio rieletto al Senato, ribadisce, intervistato dal Corriere: “Ripartiamo dal campo largo già presente in Regione. Nel Pd serve una riflessione ampia e matura, ma penso che l’esperienza decennale di buongoverno nel Lazio debba essere messa a disposizione per il rilancio del partito e della coalizione”.
Il miraggio può sembrare insomma a portata di mano: visto dalla Regione è realtà da tempo e le elezioni, anticipate rispetto alla scadenza naturale di marzo dopo le dimissioni (imminenti) del neoeletto alla Camera Zingaretti, dovrebbero avere luogo prima dell’annunciato (e tormentato) congresso pd post-disfatta: il luogo ideale dove l’idea di campo largo potrebbe essere recuperata, ma anche contestata. Intanto, però, sulla strada locale di una rediviva alleanza ampia, dopo la sconfitta nazionale del centrosinistra, si stagliano vari paletti.
C’è il leader di Azione Carlo Calenda, al momento freddissimo riguardo all’ipotesi di un riavvicinamento con il Pd in vista delle Regionali. E c’è il M5s di Giuseppe Conte, con la richiesta di un’agenda programmatica condivisa per poter ripartire insieme verso il voto. Soprattutto, c’è il termovalorizzatore che il sindaco Roberto Gualtieri vorrebbe vedere pronto per il Giubileo del 2025, ma sulla cui realizzazione Conte ha messo un veto, in questo creando un problema ai Cinque stelle locali, convinti, come gran parte del Pd romano, che il campo largo ricostruito sia l’unico modo per sconfiggere la destra ed evitare che questa possa sfruttare anche per la Regione l’onda lunga delle Politiche. Quale linea vincerà? Se lo chiedono nel Pd: nel gioco di specchi crudeli, infatti, proprio le Regionali potrebbero rappresentare una specie di pre-congresso.
- Marianna Rizzini
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Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.