“Alsium (dal greco Als – sale, fra l’altro il sale per i Greci antichi era beneaugurante – ndr) era il porto più antico dell’etrusca Caisra (Caere in antico romano, Agylla in greco antico) facente parte della sua triade portuale che, oltre al succitato Alsium, comprendeva anche Pyrgi ( sotto l’attuale castello di Santa Severa) e Punicum (sotto l’attuale porto di Santa Marinella).
Etruschi è un eponimo “appiccicato” al popolo dei Rasenna, che così si citavano, oltre che come Rasna, ma mai come Etruschi, un termine, questo, nato da quando gli antichi romani si impadronirono anche del “cuore” della Tuscia (Toscana ed Umbria in particolare) dopo la dominazione dei Rasenna.
Tuscia che poi, con l’andar del tempo e la volgarizzazione linguistica, divenne l’Etruria da cui il termine Etruschi.
Alsium fu sicuramente il porto più antico di Caisra (che all’apice della sua potenza, siamo nel sesto secolo avanti Cristo, contava, è stato calcolato, addirittura oltre 20.000 abitanti) perché, è quasi certo, fu fondato dal mitico popolo degli antichi navigatori Pelasgi (dal latino pelagus – mare) quando, navigando nel Tirreno, decisero che Alsium fosse l’optimum per un loro approdo fisso, perché ben protetto e con la sua posizione geografica molto, ma molto valida, insomma il luogo ideale per fondarvi un porto i cui resti sono ora, ancora visibili a mare sotto l’attuale castello Odescalchi a Palo in quel di Ladispoli.
Un porto, quello di Alsium il quale, come tutti i porti che si rispettano, vide sviluppare, tutto intorno, (anche in considerazione della grande esperienza, in proposito, dei Pelasgi) le infrastrutture ad esso pertinenti ivi compreso un funzionale borgo nel quale abitavano ed operavano tutte quelle persone ad esso legate, ciò pure in epoca ante Rasenna di Caisra (l’attuale Cerveteri) la quale, quando si impadronì di esso, trovandolo già pienamente ben operativo, non fece altro che implementarlo ulteriormente creando una vera e propria civitas dotandola, ovviamente, anche di un suo cimitero posto nell’entroterra alle sue spalle, parliamo, in questo caso, della necropoli di Monteroni, così come venne poi chiamata quella ampia porzione di territorio rientrante, a pieno titolo, in epoca moderna, nei 25 chilometri quadrati del comune di Ladispoli. Caisra fu molto potente e ricca proprio in virtù dei suddetti tre porti che gli consentirono un andare e venire continuo di navi provenienti sia dal Tirreno ma anche da tutto il Mediterraneo. I Rasenna furono sempre un popolo autoctono ( quindi locale anche se sempre pronti ad ospitare ed operare commercialmente con popolazioni estere come ad esempio avveniva a Pyrgi ove abitava una numerosa colonia punica – ndr) che con un valido sinecismo (l’unione di più villaggi in ambiti più grandi sia per motivi di difesa ma anche per un maggior sviluppo commerciale – ndr) si svilupparono, grandemente, da illuminata popolazione preromanica, recando una intelligente cultura operativa alla quale, particolarmente nella fase iniziale, si ispirò molto, e molto funzionalmente, l’antica Roma (basti ricordare che, nel bene e nel male, dei famosi sette re di Roma ben tre furono Rasenna, fra i quali va ben ricordato l’illuminato Servio Tullio – il rasennico generale Mastarna – ndr) . Insomma dopo l’Età del Bronzo e la successiva Età del Ferro, durante le quali man mano l’uomo si lasciò alle spalle il periodo preistorico evolvendo, magistralmente, in tutte le sue attività dell’epoca, si entrò nel periodo villanoviano (termine proveniente dalla località di Villanova in Emilia ove furono rivenute 193 tombe delle quali 179 ad incinerazione – con i corpi bruciati i cui resti venivano messi in vasi biconici e 14 ad inumazione – ndr) e siamo nell’XI secolo prima di Cristo, secolo nel quale gli stessi Rasenna fanno ascendere il loro incipit. Tornando alla presenza dei Rasenna di Caisra ad Alsium, rientrante a pieno nell’attuale territorio di Ladispoli, va detto che ciò è stato ampiamente testimoniato dalla relativa necropoli di Monteroni con tutte le sue tombe a tumulo, come era molto in uso fra i Rasenna. Va detto che di questa necropoli furono effettuati degli scavi archeologici una sola unica volta e ciò avvenne nel 1839 grazie a Teresa Caetani duchessa di Sermoneta. Purtroppo, ai nostri giorni, della succitata necropoli di Alsium, risalente nel suo inizio al VII secolo a.C., rimangono solo due testimonianze: Una grande tomba a tumulo (fra le più grandi in assoluto insieme a quella di Campo della Fiera alla Banditaccia – Sito UNESCO – di Cerveteri – ndr) ed un’altra, sempre a tumulo, ma parzialmente distrutta, con tutto ciò avvenuto “grazie” all’intensiva cava di tufo sviluppatasi in loco (gli stessi tumuli sono in tufo) e all’egualmente intensiva agricoltura che ha spianato ove, dal punto di vista agricolo, era, necessariamente, da spianare. Comunque, come è dato a vedere, pure in epoca “etrusca”, il territorio dell’attuale Ladispoli fu storicamente abitato e ben frequentato nel porto di Alsium e dintorni, per almeno 500 anni, dai Rasenna di Caisra (Cerveteri) fino all’importante arrivo degli antichi romani con la loro, molto marcata e molto estesa, presenza durata, anche in questo caso, alcuni secoli”.
Arnaldo Gioacchini
*Delegato alla Valorizzazione del Patrimonio Storico e Archeologico di Ladispoli
*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale
Pubblicato giovedì, 27 Ottobre 2022 @ 08:59:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA