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Medici, Infermieri, OSS, Amministrativi e Professioni Sanitarie: dormono poco, mangiano bene e non fanno attività fisica.

Dormono poco ma non fumano. Non fanno attività fisica, ma evitano cibo “spazzatura”. Sono i 600 operatori del San Jacopo che hanno aderito al progetto “Facciamoci un selfie”, il primo del genere sugli stili di vita: dall’autovalutazione ai corsi di educazione alla salute.

Dormono meno di 6-8 ore al giorno (69%) ma non fumano (73%), non fanno attività aerobica almeno 150 minuti a settimana (84%) ma evitano di mangiare “cibo spazzatura” (79%). Sono alcune delle abitudini emerse a seguito del questionario di autovalutazione sottoposto ai 1.363 operatori dell’Ospedale San Jacopo, ma anche del L. Pacini di San Marcello, ed al quale hanno risposto in 639. La compilazione del test, in forma anonima, rappresentava il primo dei tre step (gli altri due sono: focus group con incontri organizzati sulle criticità emerse e a seguire veri e propri corsi educativi) del progetto “Facciamoci un selfie”, il primo del genere sugli stili di vita condotti in ambito lavorativo e privato da parte dei dipendenti.

Da evidenziare, che dall’analisi dei questionari seguiranno azioni concrete per il cambiamento delle abitudini: il terzo step del progetto prevede, infatti, ad esempio incontri con i nutrizionisti e gli psicologi, fino all’organizzazione di iniziative che possano favorire il movimento e quindi l’attività fisica.

Nel test di autovalutazione (50 domande in tutto) sono stati indagati gli aspetti della sfera fisiologica, psicologica, alimentare e ambientale/relazionale.
Dei 639 operatori che hanno risposto al test la maggior parte è di sesso femminile (81,38%), l’89% appartiene al ruolo sanitario, il 4,85% a quello amministrativo e il 2,97% a quello tecnico; il 51% non svolge attività lavorativa notturna e il 39,91% effettua invece i turni di notte.

Tra gli item di salute più significativi emerge inoltre che il 75% non è iperteso, il 50% consuma frutta e verdura ad ogni pasto ma ben il 75% non trascorre almeno un’ora al giorno all’aria aperta, quasi il 56% si definisce normopeso e il 57% riferisce di avere buone relazioni con i colleghi.

Il secondo step del progetto si è svolto in questi giorni con un incontro in Ospedale per la presentazione dei dati agli operatori attraverso l’analisi delle 37.062 risposte.

I dati sono stati illustrati dal gruppo che segue il progetto: il dottor Alessandro Capitanini, che ne è il promotore ed è direttore della struttura operativa complessa di nefrologia e dialisi, le dottoressa Donatella Reami (medicina preventiva), Donatella Salvi e Sara Menzoni (servizio prevenzione e protezione, ambito Pistoia e Prato), Alessio Bonari (psicologo) e Davide Bentivegna (medico in formazione in Igiene e Medicina preventiva Università di Firenze).

Il questionario era stato distribuito nei mesi scorsi in tutti i contesti lavorativi (vi hanno aderito tutte le figure professionali: infermieri, medici, oss, professioni sanitarie, amministrativi, etc…) e promosso nel mese di novembre con apposita campagna informativa all’interno del presidio ospedaliero.

Spiega il dottor Alessandro Capitanini promotore del progetto e direttore della struttura operativa di Nefrologia e Dialisi: “modificare le abitudini della popolazione sarà una delle grandi sfide del prossimo futuro: partire dal personale sanitario un dovere da parte della medicina preventiva. Le condizioni di salute della popolazione “ricca” del mondo sono peggiorate: è allungata la vita media ma è diminuita la vita in salute, cioè gli anni vissuti senza malattia. Molte delle patologie croniche (malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, diabete, obesità) originano, in larghissima parte, dalle nostre cattive abitudini, e potrebbero essere prevenute dal 30-80% dei casi. Rendere le persone consapevoli delle proprie abitudini e, soprattutto, far capire che alcune possono essere cattive abitudini rappresentano due degli obiettivi del progetto. Terzo e forse più importante l’obiettivo di offrire strumenti pratici per il cambiamento”.

Il progetto ha inoltre ottenuto il pieno sostegno del direttore della rete ospedaliera (dottoressa Lucilla Di Renzo) e del direttore del dipartimento delle specialistiche mediche.

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