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Povertà e disuguaglianze, è allarme rosso nella Tuscia

“Prossima distribuzione viveri l’11 ottobre”. E’ scritto in un cartello – a Viterbo è la prima volta che accade – comparso da qualche giorno fuori la chiesa del Murialdo. Per questo motivo, non è passato inosservato: è il segno evidente, infatti, che sta aumentando vertiginosamente il numero delle persone che, per andare avanti, chiedono aiuto anche nella città dei papi. La crisi, l’inflazione e soprattutto il costo dell’energia mordono dunque anche dove di solito certi fenomeni sono più attutiti che altrove. 

La conferma delle difficoltà in cui anche a Viterbo versano sempre più famiglie arriva dal direttore della Caritas diocesana, Luca Zoncheddu, ogni giorno in prima linea, insieme a parroci e volontari, per aiutare le persone più bisognose: “La povertà è evidente, così come le diseguaglianze sociali. Con l’avvicinarsi dell’autunno siamo davvero molto preoccupati, anche perché non si vedono segnali di ripresa”.

Avete un quadro preciso della situazione nella Tuscia?

“Sempre più persone si rivolgono al nostro centro d’ascolto e a quelli di una trentina di parrocchie. Il 30 per cento dei poveri nella provincia sono stranieri, poi abbiamo un 14 per cento di minori in povertà assoluta. Il resto è rappresentato dai cosiddetti nuovi poveri, famiglie che, soffocate dalla crisi, non riescono ad andare avanti”.

Cosa sta accadendo nelle ultime settimane?

“Le persone chiedono sempre più aiuti per pagare le bollette. In città, anche alla mensa della Caritas, dove serviamo quaranta pasti al giorno, si affacciano sempre più persone nuove. Il 50 per cento sono viterbesi che non chiedono solo di mangiare, ma hanno necessità di relazionarsi con gli altri”.

 Come state cercando di aiutare i poveri?

“Lavoriamo insieme agli enti locali, che possono sopperire alla prima emergenza, magari attraverso i bonus. Poi c’è la catena delle collette tra le parrocchie”.

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