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Viterbo, omicidio Bramucci. La pista del regolamento di conti in famiglia

Ormai è chiaro che gli inquirenti cercano il movente dell’omicidio Bramucci nell’ambito familiare e in particolare nella cerchia che ruota intorno alla cognata, Sabrina Bacchio, 48 anni, sorella della vedova. La donna – che secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta aveva avuto dissapori con il 58enne freddato con sei colpi nella campagne di Soriano il 7 agosto – sarebbe il tratto d’unione tra Salvatore Bramucci e il gruppo di fuoco. E’ indagata a piede libero insieme al compagno Dan Costantin Pomirleanu. Nelle carte dell’inchiesta compare anche il nome Alessio Pizzuti, pregiudicato romano che avrebbe avuto contatti telefonici con Tonino Bacci sia il 4 agosto, quando il commando fece, secondo gli investigatori, un sopralluogo a Soriano , sia il 7 quando venne ucciso Bramucci.

Un agguato premeditato. I sicari a Soriano già il 4 agosto

“Un agguato premeditato”. I sicari a Soriano già il 4 agosto

Da martedì mattina, 13 settembre, in carcere ci sono Tonino Bacci e Lucio La Pietra accusati di aver preso parte all’agguato mortale. Per gli inquirenti erano a bordo della Smart bianca. Attraverso l’incrocio dei dati delle celle telefoniche, dei filmati delle telecamere di sorveglianza e del gps dell’assicurazione piazzato nell’auto è stato accertato che la vettura è stata ferma per circa 20 minuti nel luogo dell’agguato in un orario compatibile con quello dell’omicidio.

Il terzo uomo del commando, che era alla guida della Giulietta rubata a giugno a Soriano e poi abbandonata poche ore dopo gli spari sul Grande Raccordo Anulare, non è stato identificato con certezza. Si tratta, tuttavia, di un uomo e non si esclude possa trattarsi di uno degli indagati a piede libero. In questo senso può rivelarsi decisiva la comparazione del dna estratto da un mozzicone di sigaretta che i carabinieri trovarono la mattina dell’agguato in un uliveto a pochi metri dall’incrocio in contrada Madonna di Loreto dove è stato freddato Bramucci.

Come detto le indagini puntano alla cerchia di amici e conoscenti della cognata della vittima, tutti residenti nella zona est della Capitale tra Tor di Nona e Guidonia Montecelio. I carabinieri avrebbero accertato che ci sono stati numerosi contatti telefonici, risalenti al 2020, tra Sabrina Bacchio e Tonino Bacci. Inoltre ci sarebbero state telefonate tra i due sia il 4 – quando il comando fece un sopralluogo nei pressi dell’abitazione di Bramucci – sia la sera precedente all’agguato. Una circostanza questa che per il gip “non si deve sottovalutare e va ulteriormente approfondita”.

I due si conoscevano e su Facebook circolano foto della donna insieme all’uomo in carcere e al compagno.

Ma qual è il movente? Gli inquirenti lo stanno ancora cercando. Ci sono tuttavia alcuni elementi sui quali stanno lavorando. C’è per esempio una denuncia risalente al 1 marzo del 2013 presentata da Bramucci per un furto di gioielli e preziosi per circa 50 mila euro nella quale avrebbe accusato la cognata. Inoltre va tenuto in considerazione che poche settimane dopo l’agguato Bramucci sarebbe tornato libero dopo aver terminato di scontare la pena a 3 anni e 4 mesi patteggiata per le accuse di usura ed estorsione. C’era il timone che sarebbe tornato alla carica per recuperare la refurtiva o dei crediti vantati? Gli accertamenti sono in corso. Per esempio durante le perquisizioni non è stata ancora trovata la pistola che ha sparato contro Bramucci. Si tratta con ogni probabilità di un revolver visto che non sono stati trovati bossoli.

Giro di telefonate tra Bacci e la cognata della vittima. Perquisizione in casa di un rumeno

Giro di telefonate tra Bacci e la cognata della vittima. Perquisizione in casa di un rumeno

Quello che è certo è che almeno uno degli arrestati, Bacci, voleva allontanarsi da Roma. da tempo diceva di voler andare in Germania, non si capisce se per sempre. Anche per questo è stata chiesta la custodia cautelare in carcere. Nell’ordinanza il gip sottolinea “l’indole violenta dimostrata nel corso della feroce aggressione fornisce un sicuro riscontro della allarmante personalità degli indagati, peraltro già gravati da precedenti penali (uno dei quali per rapina), induce a ritenere che se venissero lasciati liberi gli stessi potrebbero con giudizio di altissima probabilità ed all’attualità reiterare ulteriori ed analoghe condotte criminose”. Gli indagati – scrive il gip – “sono stati ragionevolmente reclutatati da terzi (anche in ragione dell’assenza di contatti pregressi con la vittima), proprio per la loro indole delinquenziale”.

 

Gli arrestati fanno scena muta. Traditi dal gps della Smart

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