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Alzheimer, Gori (Consulcesi): «Aggiornamento è chiave per diagnosi precoce»

Formazione e aggiornamento continuo per migliorare la diagnosi precoce contro l’Alzheimer. È questo il messaggio che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 settembre, lancia Maria Cristina Gori, neurologa e psicoterapeuta, nonché responsabile scientifico del corso “La malattia di Alzheimer. Novità terapeutiche e ultime scoperte scientifiche – Pollicino” rivolto ai professionisti sanitari firmato da Consulcesi, leader italiano nell’ambito della formazione ECM.

Se nel complesso le demenze colpiscono 55 milioni di persone al mondo, il morbo di Alzheimer è la forma più diffusa: in Europa con tre milioni di casi rappresenta il 54% di tutte le demenze, interessando solo in Italia circa il 20% della popolazione ultrasessantenne per un totale di oltre 630mila casi.

«Alla luce delle ultime ricerche che confermano il cruciale ruolo della prevenzione nel prevenire il rischio di tali sindromi, emerge l’importanza di una formazione costante contro queste malattie degenerative delle funzioni celebrali», dichiara Maria Cristina Gori.

Sebbene l’ereditarietà giochi un ruolo importante nello sviluppo dell’Alzheimer (rappresentando tra il 5-15% dei casi), un crescente numero di ricerche suggerisce come alcuni comportamenti possono aiutare a prevenire la malattia: dal mantenere sotto controllo colesterolo e pressione alta, all’attività fisica fino al consumo moderato di alcol e a un’alimentazione ricca di omega-3.

«Da sempre sappiamo quanto le nostre abitudini e i nostri stili di vita influiscono sul rischio di sviluppare malattie. Salvaguardare la nostra riserva cognitiva è possibile, ma si sa e si fa ancora troppo poco», aggiunge Gori, introducendo la nuova proposta formativa aperta a tutte le professioni sanitarie in cui ricerche vengono passate in rassegna le più recenti e rilevanti scoperte in materia di Alzheimer al fine di migliorare la diagnosi precoce e la prevenzione.

Occasioni, quelle come la Giornata Mondiale e i corsi di formazione, per riportare l’attenzione pubblica su un problema sanitario e sociale che vede milioni di persone coinvolte. «Perché non dobbiamo dimenticare famiglie e amici che vedono sconvolgersi la vita da una diagnosi di Alzheimer», prosegue Gori.

Con stime future che parlano di un aumento del 56% di casi entro il 2050 quando solo in Italia ci saranno circa 900mila persone in più che avranno bisogno di assistenza e supporto post-diagnostico, «è fondamentale lavorare con maggior impegno da parte di tutti per potenziare le reti e i servizi territoriali, puntando su prevenzione, diagnosi precoce, e sostegno alle famiglie».

In questo contesto, il medico di base rappresenta la prima linea di difesa poiché non solo prescrive i farmaci finora disponibili, in grado di migliorare temporaneamente la funzione mentale, ma «può e deve assistere il paziente anche attraverso la cura dei loro assistenti, sostenendoli nel creare un ambiente sicuro e stabile, chiedere e ricevere altro aiuto se necessario, come assistenza diurna, visite infermieristiche domiciliari ecc., e nel salvaguardare anche la loro salute che risentirà verosimilmente della stressante e impegnativa situazione che ogni giorno si trovano ad affrontare», conclude la neurologa e psicoterapeuta invitando tutti i professionisti della salute a rimanere vigili e aggiornati sulla patologia per essere in grado di informare e guidare gli utenti verso i migliori trattamenti e strategie di prevenzione.

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