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Berlusconi, blocco navale, quiet quitting e Marcia su Roma: la prima pagina di Domani del 27 ottobre

La prima pagina di Domani del 27 ottobre si apre con un articolo di Giulia Merlo e con il ritorno in senato di Silvio Berlusconi. Il leader di Fratelli d’Italia interviene per la fiducia e sfodera l’armamentario degli accordi di Pratica di Mare e rivendica la paternità della coalizione. La premier è soddisfatta: nessun intoppo, anche se FI rimane una polveriera.

Per sostenere la sua personale narrazione, il Cav si è concesso anche di riscrivere la storia recente, rivendicando che la coalizione non si sia «mai divisa, anche stando all’opposizione», opportunamente dimenticando sia il governo Conte 1 che il governo Draghi.

Ora a Berlusconi spetta l’onere di sfoltire la rosa dei troppi nomi per troppi pochi posti da sottosegretario. Così si rompe l’illusione del discorso da fasti del 1994 e FI deve ricordarsi di essere il partito dell’8 per cento, diviso al suo interno e a rischio spacchettamento.

La fotonotizia rimanda a un’inchiesta di Giovanni Tizia ed Emiliano Fittipaldi sul nuovo ministro della Difesa Guido Crosetto, con i milioni di euro incassati da Leonardo. Ha avuto compensi anche da una seconda azienda partecipata da Leonardo e Fincantieri in qualità di presidente.


Fra gli articoli richiamati in prima, Francesca De Benedetti scrive di come Meloni si sia inventata che il blocco navale è “made in Ue”. Già dai primi passi, gli inciampi del governo Meloni in fatto di Unione europea sono madornali. Quelli del nuovo ministro della Sicurezza energetica sono fatti per incoscienza. I fraintendimenti della premier sul tema migranti sono invece costruiti ad arte.

«Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Ue che nella terza fase prevista», le parole pronunciate dalla leader di Fratelli d’Italia davanti ai parlamentari. Una dichiarazione che nasconde molte trappole.

Meloni interpreta le missioni dell’Ue in una maniera tutta sua, presentando inoltre come praticabili proposte già fallite politicamente in sede europea. E questa è una trappola tutta politica. Poi, c’è un secondo livello di falsificazione.

Fra le analisi, Davide Maria De Luca si è occupato del cosiddetto “quiet quitting”. È la nuova parola alla moda per descrivere il mondo del lavoro post Covid. Significa lavorare lo stretto indispensabile, rispettare al secondo gli orari del contratto e rifiutarsi di rispondere a mail e telefonate da casa.

In molti hanno lanciato l’allarme come di fronte a una nuova epidemia, ma in molti si chiedono quale sarebbe il problema se i dipendenti lavorano per quanto sono pagati? Se non bastasse, sarebbe sufficiente pagarli di più.

Ma se anche lo intendessimo come un ritiro emotivo e creativo dal proprio lavoro, la risposta è sempre la stessa: le aziende devono migliorare il clima aziende e chiedere servizi extra lavoro per i loro dipendenti, dicono gli psicologi.

Infine in prima pagina è richiamato un articolo dello storico Carlo Greppi, estratto da un libro della Fondazione Feltrinelli, in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma. 

Da CasaPound alla Lega fino a Fratelli d’Italia, la destra estrema italiana ha potuto sfruttare la narrazione nostalgica diffusa in internet. La riabilitazione del Ventennio utilizza codici che continuano a ripetersi.

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