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La Roma è già nel futuro: il progetto giovani decollato con Pinto

ROMA – La Roma è già nel futuro. Giovedì in campo a Helsinki c’erano Zalewski e Volpato titolari, Faticanti e Bove che sono entrati nel finale, oltre a Pellegrini. Non è stato un caso, ma è il frutto di una precisa strategia, voluta dalla proprietà, che ha dato la priorità alla valorizzazione del vivaio. Un nuovo progetto, che è stato affidato al professor Vincenzo Vergine, chiamato da Tiago Pinto, che in quindici mesi ha stravolto la programmazione di un settore che da sempre è il fiore all’occhiello della società. Ma adesso, rispetto alla precedente proprietà americana, i giovani vengono fatti crescere per portarli in prima squadra e farli diventare parte integrante del gruppo di giocatori professionisti, mentre prima spesso venivano ceduti per fare plusvalenze. E’ cambiato il modo di lavorare, con 120 collaboratori che si occupano dei ragazzi a 360 gradi, da quando cominciano nelle categorie dei più piccoli, fino a quando arrivano in pianta stabile in prima squadra. Oggi l’obiettivo della formazione è arrivare per ogni ragazzo a cento ore di lavoro individuale in più all’anno. Se la Roma riesce a portare così tanti giovani in prima squadra è per gran parte merito di Mourinho, che ha grande attenzione per questi ragazzi. Li segue personalmente nelle partite della Primavera, li aiuta a migliorarsi, a diventare professionisti. E li conosce tutti, nello specifico. Allo Special One non era mai capitato di lanciare così tanti giovani. «Perchè nelle altre squadre avevo tanti campioni». Però è una soddisfazione anche per lui vedere diventare uomini questi “bambini”, così li ha definiti a Helsinki. Mourinho lavora a stretto contatto con Tiago Pinto e Vergine, un passato ricco di successi nella Fiorentina. I ragazzi che arrivano a giocare in prima squadra fanno parte di un percorso che comincia molti mesi prima, da quando “salgono” ad allenarsi con Mou. 

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La filosofia di Vergine

Vincenzo Vergine è alla Roma da quindici mesi, Tiago Pinto da venti. In questo periodo tante cose sono cambiate e oggi non è un caso che nella Roma che ha giocato in Europa League c’erano quattro ragazzi del vivaio: «Mi preme sottolineare che questo risultato sia il frutto di un percorso. Lo ha rimarcato il nostro allenatore al termine della partita, un nuovo debuttante dà la misura che una strada è stata tracciata. Da quando Tiago è arrivato è stato dato un forte cambio di direzione: è stato tracciato un collegamento tra il vivaio e la prima squadra. Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo del settore giovanile, che è quello di dare appunto giocatori alla prima squadra. Con Tiago abbiamo lavorando in sinergia perchè questo progetto portasse il nostro club a essere sempre più “player oriented” anzichè “team oriented”: questo significa che noi non siamo focalizzati sul risultato, ma sul calciatore che deve migliorare da ogni punto di vista: tecnico, tattico, fisico, scolastico. I ragazzi che hanno giocato a Helsinki fanno parte di questo progetto, che prevede di lavorare e implementare le loro prestazioni». Nell’ultimo biennio, con la nuova gestione Friedkin (Tiago Pinto è arrivato nel gennaio 2021) sono stati 15 i giocatori entrati nel giro della prima squadra o debuttando, o perché convocati e in panchina o utilizzati in allenamento e in amichevoli. Dall’estate 2021 Mourinho è stato il grande regista di questi innesti. 

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Il tecnico portoghese segue molto spesso le partite della Primavera. Non si fa raccontare, ma sceglie personalmente i ragazzi sui quali puntare: «E’ l’allenatore che traccia la linea. Ogni volta che ci incontriamo e scambiamo idee, lui dice sempre che i ragazzi devono avere amore e passione per migliorare singoli aspetti dove poi devono eccellere. Quel cancello che è alla fine del percorso, lo apre l’allenatore, altrimenti rimarrebbe chiuso. Noi lavoriamo sui dettagli. Faccio un esempio: la Primavera si allena allo stesso orario della prima squadra, questo significa impostare un lavoro in sinergia. E alla fine delle gare c’è sempre un report per Mourinho. I ragazzi sanno di essere attenzionati. Questo crea sinergia. Vi posso garantire che dopo tanti anni di esperienza, non ho mai visto tanta attenzione da parte di un allenatore per i giovani». 

Insomma, l’obiettivo non è vincere trofei con le squadre giovanili, ma portare i ragazzi in prima squadra: «Tutti lo dicono e la Roma lo fa. Ho 120 collaboratori, dai mediatori culturali alle psicologhe, passando ovviamente per gli staff tecnici. Ho una reportistica costante, ho un team di esperti in area performance e nutrizionale. Dobbiamo vedere come mangiano i ragazzi, come cambia la loro massa muscolare. C’è poi il team che lavora sulla formazione e anche sulla tecnica, che è stato arricchito da Alberto De Rossi e di cui fanno parte Marco Cassetti e Roberto Menichelli. In Italia si è tralasciato il lavoro sulla tecnica individuale, io credo molto in questo lavoro. Pochi giorni fa abbiamo ospitato il convegno Eca dedicato alla formazione degli allenatori dei settori giovanili, tutti convenivano che dobbiamo tornare a lavorare forte sulla tecnica individuale». Un grande sforzo, un investimento voluto dalla proprietà per valorizzare un vivaio che da sempre è all’avanguardia in Italia: «Abbiamo realizzato aree per il lavoro individuale grazie alla nostra proprietà che crede nel progetto e ci dà tutti i mezzi per portarlo avanti». 

In questa macchina così complessa lavorano anche le psicologhe, fondamentali per la crescita degli adolescenti: «Hanno come obiettivo l’osservazione, la formazione del personale e mettono a punto test che possano poi darci indicazioni importanti sui calciatori. Se sappiamo che un ragazzo deve lavorare sull’autostima, inutile urlargli nelle orecchie. Diverso invece se di fronte c’è un soggetto presuntuoso».

Made in Italy

Il bacino di riferimento della Roma, con l’arrivo di Vergine ha puntato sempre più sui giovani italiani: «Il nostro focus ovviamente è sul territorio, dobbiamo partire dalla storia di questa città, tanto è vero che abbiamo fatto partire un progetto che si chiama “AS Roma per Roma” che si è prefissato l’obiettivo di riallacciare i rapporti con le realtà di Roma e del Lazio. Per fare questo mi avvalgo del lavoro di Bruno Conti, che è importante nell’individuazione dei talenti sull’area. Poi c’è la parte nazionale e internazionale. Ma il nostro zoccolo duro deve essere il nostro territorio. Abbiamo circa 30 club affiliati». 

Giovedì sera, guardando la partita in tv, Vergine ha provato un pizzico di emozione quando ha visto entrare in campo Faticanti, l’ultimo deb: «Ma la soddisfazione è arrivata soprattutto per il fatto che abbiamo vinto. Da dirigente di questo club dico che il debutto di un calciatore è sempre bello, ma assume una dimensione fantastica se sfocia in un successo. L’allenatore ha dato un messaggio forte e chiaro a tutta la famiglia di Trigoria». 

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