ROMA – Fare tutto e farlo meglio di molti. Matias Vecino è stato voluto da Sarri perché è l’usato sicuro e perché in campo fa ciò che serve. Mezzala, regista, rifinitore, stoccatore, gioco orizzontale, verticale, a difesa della propria porta, all’assalto di quella altrui. Tackle taglienti e tocchi suadenti. Definirlo alternativa è irriverente. Matias Vecino è equilibrio e regolatezza, in campionato ha giocato una partita da titolare in più di Luis Alberto (3 contro 2), è stato scelto per garantire più fisicità al centrocampo.
Il multiruolo di Vecino
Vecino parte mezzala, all’occorrenza viene piazzato da regista. Sarri, in questo ruolo, lo vede in corsa, mai dire mai. E da play ha giocato in Nazionale venerdì contro l’Iran. Il cittì dell’Uruguay, Diego Alonso, ha sfruttato l’amichevole giocata a Sankt Pölten, in Bassa Austria, nella NV Arena (ha vinto l’Iran 1-0), per riproporlo in regia. Vecino è stato in campo 73 minuti e Alonso ha spiegato così la scelta: «Abbiamo provato Vecino come centrocampista centrale, con Bentancur e Valverde più avanti per giocare tra le linee, come facciamo quando abbiamo bisogno di più gioco. Quando ci serve entrare nell’area avversaria, Vecino ci dà questa possibilità e ci consente di supportare il 9». Il 9 è Suarez, il modulo era il 4-3-3, lo stesso che usa Sarri. Vecino regista, per lui non è una novità. Si adatta, mette a disposizione le sue qualità e la sua esperienza. L’Uruguay può contare su Lucas Torreira, regista puro, ma il cittì Alonso non l’ha fatto giocare dall’inizio. Ha preferito lanciare Vecino. E’ una nuova prova che può essere utile anche a Sarri e alla Lazio. Mau ha bisogno di un centrocampo intercambiabile, sta cercando di dividere equamente il minutaggio. Vecino e Basic si alternano tra campionato e Coppa o viceversa. Cataldi è il regista titolare, Marcos Antonio non è riuscito ancora ad imporsi. Milinkovic e Luis Alberto vengono associati e divisi in base alle esigenze tattiche, alle fatiche, agli impegni dettati dal calendario. C’è varietà di scelta, mai come quest’anno.
Le sensazioni
Vecino, scongiuri ammessi, sta recuperando ciò che aveva perso. Fiducia, spazio, affidabilità fisica. Era reduce da stagioni anonime, vissute patendo infortuni e problemi fisici. All’Inter con Conte non giocava, con Inzaghi si è sentito tradito: «All’Inter con Conte ero tornato da un pesante infortunio e in una squadra così competitiva trovare posto è stato difficile – ha detto di recente Vecino – e quando è arrivato Inzaghi mi ha promesso un ruolo importante ma non è successo. Ora sto bene, Sarri crede in me e mi stima tantissimo, questo mi spinge a fare meglio. Sto migliorando anche fisicamente, sono arrivato a stagione iniziata, per due mesi ho lavorato da solo, quindi ci vuole un po’ di tempo». L’uruguaiano ha atteso la Lazio per mesi, era la sua scelta, ha sperato nella chiamata ed è arrivata. Fin dai primi giorni ha parlato con entusiasmo di questa nuova avventura: «Abbiamo un grande potenziale, dobbiamo fare il salto a livello di continuità. Anche se non domini la partita, devi riuscire a gestirla bene, restando concentrato». Vecino sfiderà il Canada dopodomani prima di tornare a Formello, a novembre lo attende il Mondiale. Da jolly autentico.
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