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Le difficoltà della Corte penale internazionale nel perseguire i crimini di guerra in Ucraina

Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, chiederà ai giudici preliminari di approvare i mandati di arresto nei confronti di diversi soldati ucraini. Ma non sarà facile dato che la Russia non li consegnerà all’Aja e i processi non possono essere celebrati in contumacia

A poco più di un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la Corte penale internazionale ha deciso formalmente di incriminare una serie di soldati russi accusati di essere i responsabili di rapimenti di massa e deportazioni di bambini ucraini.

Oltre della deportazione dei minori i soldati russi sono accusati anche di aver attaccato deliberatamente le infrastrutture civili come ospedali, cliniche sanitarie, scuole, asili, università e musei. 

Non è conosciuta l’identità dei soldati russi accusati dei crimini. Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, chiederà ai giudici preliminari di approvare i mandati di arresto sulla base delle prove raccolte finora e in caso positivo si tratterebbe delle prime misure cautelari emanate contro membri dell’esercito russo dall’inizio della guerra iniziata il 24 febbraio del 2022.

Le difficoltà

Tuttavia, non sarà semplice per la Corte penale internazionale processare i responsabili. Ci sono due ostacoli principali: primo fra tutti il fatto che la Russia (così come l’Ucraina) non aderisce allo statuto della Corte. Non ne fa parte e quindi non consegnerà i suoi soldati ai giudici dell’Aja. In caso di processo e di condanna, per la Russia equivarrebbe ammettere di essersi macchiata di crimini di guerra, accuse che finora sono state sempre respinte.

La seconda difficoltà deriva invece dal fatto che la Corte non esegue processi in contumacia e quindi senza la presenza in aula degli imputati, non possono essere celebrati.

Le accuse di deportazioni

AP

Accuse di deportazioni sono state formulate da più indagini indipendenti. Il mese scorso un report preliminare, risultato di un’indagine condotta dall’Humanitarian research lab della Yale School of public health, ha denunciato la creazione di un sistema di rieducazione che coinvolge migliaia di minori ucraini. Attraverso una rete di 43 strutture – situate nei territori ucraini occupati e in Siberia – il governo russo starebbe procedendo alla rieducazione politica di almeno 6mila bambini ucraini di età compresa tra 4 mesi e 17 anni.

La maggior parte delle famiglie ha pochissime informazioni sullo stato e l’ubicazione dei propri figli, in alcuni casi sottoposti anche a pratiche simili all’addestramento militare, specie nei campi della Crimea occupata e della Cecenia. D’altronde, è stata la stessa commissaria presidenziale russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, ad ammettere che 350 bambini sono stati adottati da famiglie russe e oltre mille sono in attesa di sistemazione.

L’inizio dell’indagine della Cpi

(AP Photo/Felipe Dana)

Lo scorso 2 marzo 2022 la Corte penale internazionale ha deciso di aprire un’indagine per crimini di guerra in Ucraina. La decisione è stata presa dal procuratore capo Khan dopo il suo viaggio nei luoghi in cui sono stati perpetrati crimini di guerra di massa come Bucha, frazione a nord di Kiev, dove dopo la liberazione dei soldati ucraini dall’occupazione russa sono state trovate fosse comuni e corpi di civili deceduti per strada con le mani legate dietro la schiena. Per gli ucraini si tratta di esecuzioni a sangue freddo in violazione del diritto internazionale.

Nell’ultimo anno Khan si è recato in Ucraina almeno tre volte per discutere con la procura locale su come aiutare gli inquirenti a raccogliere materiale probatorio per poter incriminare i soldati rei di aver commesso crimini di guerra. Diversi stati tra cui Italia, Francia, Regno Unito hanno inviato squadre della polizia scientifica a supporto delle autorità ucraine. Anche il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite ha avviato una sua indagine sul territorio.

Si cerca di capire quale sia il ruolo dell’amministrazione americana di Joe Biden, divisa sulla possibilità di inviare propri documenti all’Aja per evitare di creare un precedente su un’indagine nei confronti di uno stato che non faccia parte dello statuto. La paura è che anche i soldati americani possano essere perseguiti per i crimini condotti in medio oriente.

In totale, la procura generale ucraina ha affermato di aver raccolto prove riguardanti circa 70mila casi di violazioni. Anche diverse Ong europee stanno assistendo le autorità di Kiev, soprattutto per catalogare e conservare il materiale raccolto all’interno degli archivi digitali. Qui, la difficoltà maggiore è prevedere i progressi tecnologici che potrebbero influenzare l’accesso ai documenti in futuro.

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Youssef Hassan Holgado

Giornalista di Domani. È laureato in International Studies all’Università di Roma Tre e ha frequentato la Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso. Fa parte del Centro di giornalismo permanente e si occupa di Medio Oriente e questioni sociali.

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