Entrate e cambiateci! Enrico Berlinguer nella drammatica e avvincente stagione della politica italiana degli anni Settanta si rivolse ai giovani, invitandoli a prendere parte attiva nel Partito comunista.
La frase di Berlinguer rifletteva un ragionamento che aveva essenzialmente due assi politici, uno più tattico e l’altro più strategico. Da un versante, il segretario comunista intendeva rispondere alla sfida terrorista, prosciugando il brodo di coltura dei movimenti extra-parlamentari, in particolare di quelli violenti che aveva un significativo ascendente presso le coorti giovanili attratte dalla contestazione.
Che era spesso pacifica, certamente non ordinaria e classica, ma aveva delle declinazioni e dei canali di comunicazione con le sigle del terrorismo rosso. Dopo le gioiose e creative contestazioni, stava subentrando in talune frange la frustrazione e il rischio della fuga nell’eroina, o nella violenza.
Per evitare questa trasfusione, Berlinguer lanciò un messaggio di apertura e dialogo, per non lasciare alle sirene della lotta armata una fetta importante di partecipazione politica, almeno potenziale. Il secondo asse di ragionamento politico era meno contingente e puntava a dialogare con le componenti meno ostili della contestazione, della rivendicazione e della critica politica dei giovani, nelle aree metropolitane, ma non solo.
La defenestrazione politica di Luciano Lama dall’ateneo La Sapienza nel 1977 aveva rappresentato il punto massimo della distanza tra i movimenti della sinistra non ufficiale, non partitica, e il partito simbolo delle lotte di opposizione al governo.
Uno iato solo lentamente e forse mai del tutto colmato, una ferita politica, sociale e culturale che divise il partito e il mondo giovanile, soprattutto nelle sue articolazioni e rappresentazioni meno ortodosse.
Elly Schlein patto con i giovani
Durante l’assemblea nazionale del Partito democratico, la neosegretaria Elly Schlein, mutatis mutandis, ha fatto chiaramente un passaggio politico richiamando l’invito “soprattutto” ai giovani a iscriversi al partito: per cambiarlo, per portare le loro istanze, specialmente in tema di ambiente, disuguaglianze, ruolo delle persone nella società che muta rapidamente.
Argomenti che angosciano intere generazioni, se pensiamo a quanto il Covid abbia impattato sulle loro vite, all’aumento dei casi di (tentato) suicidio, al malessere socio-economico, alle crescenti solitudini.
Una ricerca di senso che se lasciata al solo individuo rischia di scivolare nella rabbia, nel disincanto, nella frustrazione e nel sostegno – diretto o indiretto – ai movimenti populisti, e di destra. La rassegnazione e l’apatia quali uniche prospettive. Un partito di sinistra, invece, deve rivolgersi a quelle persone cogliendone angosce e proposte, idee e slanci ideali, per guidarli, confrontarsi e apprendere.
Nuovi iscritti e botti antiche
Le primarie recenti hanno rappresentato una buona prestazione democratica, sia per gli iscritti che per gli elettori del centro-sinistra. I partecipanti sono in parte espressione di attivismo, in parte di cittadini ri-mobilitati dalla campagna elettorale per la segreteria, e una quota proviene anche da chi era distante sia dalla politica che dal Pd.
Per consolidare, strutturare e non disperdere questo patrimonio, è importante che le scelte politiche della nuova segretaria si coniughino con una significativa azione di partecipazione o politica “dal basso”. Una dimensione soltanto del cambiamento non sarebbe sufficiente a condurre in porto il progetto di apertura; le due facce sono complementari e hanno maggiore efficacia se mutuamente sostenute.
Ambiente, lavoro, disuguaglianze
Schlein ha iniziato un percorso, ha indicato un orizzonte e ha definito una strategia. Entrate e cambiateci! Non è, non sia, solo uno slogan, non solamente una frase a effetto, ma contiene due assi politici congruenti. Intercettare il fermento positivo e lungimirante, ma anche preoccupato, che alberga nei giovani e spesso nei giovanissimi, nelle loro ansie per un futuro meno ingiusto.
Diritti civili, crisi climatica, precarietà del lavoro, sono al centro dei tormenti, ma anche delle proposte di ragazzi e ragazze. Meno apatici e meno superficiali di quanto frettolosamente descritti.
Sul piano strategico Schlein punta a riallacciare il cordone che storicamente connette giovani e forze progressiste, naturalmente più inclini a promuovere, assecondare e dialogare con le richieste di cambiamento, con la voglia di diritti. E così la segreteria potrà anche “svecchiare” sul piano culturale un partito a tratti troppo ingessato e in diversi passaggi fuori fase rispetto al mondo circostante. Molti dei circa diecimila nuovi iscritti sono “nuovi” e spesso giovani.
Il cambiamento fa paura, certo, soprattutto a chi non vuole cambi mai nulla, ai “cacicchi” evocati da Schlein. Ma è l’unico modo per sopravvivere a un mutamento di fase economica, sociale, culturale e politica. Entrate e partecipate.
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