Il Natale è un evento straordinario che consente, da un punto di vista antropologico, di comprendere l’Occidente nel quale, solo in questo momento dell’anno, si assiste a una mobilitazione sociale di tale portata. È la festa annuale per eccellenza, dove si commemora la nascita di Gesù. Nella Roma precristiana adventus significava la venuta , una volta l’anno, della divinità nel tempio. Il Cristianesimo adottò il termine per designare l’incarnazione di Cristo: Adventus Domini. É un punto universale dell’anno che ripropone la storia, lunga secoli e di certo non univoca, di un Natale che nasce dalla tradizione pagana del solstizio d’inverno: pare infatti che il periodo dal 25 marzo al 25 dicembre, viva una tensione d’attesa, e il compimento del ciclo dell’alimentazione segue questo attendere elaborando le conserve che saranno consumate nelle feste di Natale. Un percorso iconografico ci accompagna lungo questa trasformazione dal sacro al profano, a testimonianza che questa festa è saldamente impressa nell’immaginario contemporaneo, anche se il suo significato originario si è radicalmente trasformato. É la liberazione dell’attesa, dove la celebrazione della nascita di Cristo è una dei gesti più curati e ricchi di simbologia.
Caci e dolci. La ricetta di Vittoria Tassoni
Esistono alimenti e prodotti che sin dall’inizio assumono una connotazione e una destinazione di uso rituale festivo. L‘attesa del Natale porta con sé tutta l’importanza che il cibo raccoglie intorno al suo periodo. Si vede nei dolci che non sono altro che l’espressione del mangiare quotidiano arricchito ed elaborato. Il panettone ci suggerisce il Natale non tanto per la sua golosità ma per la sua tradizionalità; per questo non è facile vendere il panettone fuori dal periodo natalizio il quale è un valore antico del calendario alimentare, che non è più lo stesso ma fa fatica a scomparire, Ma quale altra festività genera un marketing altrettanto mastodontico e al tempo stesso risveglia legami familiari dal sapore ancestrale? Il Natale, come lo vive l’Occidente, ci parla, con un linguaggio raffinato ed evidente, della società dei consumi e del nostro inconscio, della solitudine e della famiglia, del divino e del triviale. che diventa nei secoli uno dei momenti topici del cristianesimo, per arrivare all’attuale festa sfacciatamente consumistica, segnata più dal Babbo Natale, rivisitato dalla Coca-Cola per scopi pubblicitari, che dal presepe o dalle liturgie religiose. Ma quali sono gli alimenti del Natale? Pani arricchiti di uvetta, canditi, torroni, panpepati, pangiallo, dolci con abbondante frutta secca, miele, fichi, pepe, zafferano. Insomma una miriade di ricette regionali, retaggio di tradizioni medievali e dei più abbienti, giunta fino ai giorni nostri, Nel periodo che precede il Natale, oltre la corsa ai regali, c’è l’affannarsi a fare i dolci più rappresentativi del nostro territorio e della nostra famiglia. Ed ecco qui che parte la gara al miglior biscotto o pangiallo o pampepato che sia, perché ogni città ha il suo biscottino, ma ogni famiglia ha quello migliore dell’altro. Per cui c’è una vera e propria corsa al biscotto perfetto e a fare pacchetti per donarli e avere conferme della bontà.
Ed eccoci arrivati ai miei consigli natalizi. Partirei da un antipasto dove io ho utilizzato la trota, ma potete utilizzare anche un altro pesce.
Tartare di trota
Ingredienti x 4 persone Tempo: 30 min
4 filetti di trota
1 mela granny smith
2 arance
olio evo
sale
pepe
Preparazione
taglia a strisce il pesce e poi a cubetti
spremi un arancio e grattugia la buccia, versa sul pesce
aggiungi sale e pepe e metti da parte per 15/20 min
taglia a cubetti la mela e aggiungila al pesce
prendi un coppapasta e posizionalo nel piatto che hai scelto
decora a piacere
Volendo si può congelare il pesce a filetti sottovuoto e tagliarlo a cubetti ancora congelato, i cubi vengono più precisi.
Natale Slow, laboratorio di cucina con la masterchef Irene Volpe
E i biscottini per chiudere il pranzo non li prepariamo?
Io consiglio il classico tozzetto con l’olio al suo interno anziché lo strutto come si usava anticamente. Nella Tuscia, nel Lazio e in Umbria si chiama tozzetto per la presenza di nocciole tipiche del territorio; chi le aveva metteva anche mandorle, ora invece aggiungiamo cioccolato e canditi. Mentre il cantuccio è Toscano e con le mandorle … ma a noi piace l’abbondanza e prepariamo i tozzetti.
Tozzetti
Ingredienti
4 uova + 1
150 di olio
400 di zucchero
1 limone
300 g di misto nocciole e mandorle
1 bustina di lievito
Farina qb
Preparazione
sbatti zucchero e uova
aggiungi l’olio e il limone grattugiato, poi la farina con il lievito e la frutta secca
al termine dell’impasto se vuoi puoi aggiungere un pugnetto di cioccolata
forma dei rotoli non tanto grandi e posizionali sulla teglia ricoperta di carta forno
sbatti l’uovo e spennella la superficie del rotolo
metti in forno a 170° per 30 min
sforna e lascia intiepidire
riprendi il rotolo e taglialo a losanghe dello spessore di circa 2 cm
da noi c’è chi lo inforna di nuovo come faccio io per renderlo croccante
C’è un altro biscotto che mi ricorda l’infanzia, le feste passate a Piansano con mio nonno, dove per la Befana era usanza preparare i mostaccioli.
Mostaccioli di Piansano
Ingredienti
1 tazza di noci
1/2 tazza di cioccolato fondente
1 tazza di zucchero
1 tazza di olio evo delicato o girasole
1 tazza di vino buono
cannella a sentimento
½ cucchiaino di lievito in polvere
600 g circa di farina
Preparazione
Trita grossolanamente il cioccolato e le noci
metti in una ciotola tutti gli ingredienti tranne la farina
aggiungi mano a mano la farina e amalgama bene
forma dei rotoli, schiaccia e taglia a losanghe
cuoci a 170° per 20 min