Cara Giulia,
sono una ragazza di 19 anni e da qualche mese esco con un ragazzo della mia età, ma di cultura e religione diverse dalla mia. Lui è nato in Egitto ma è cresciuto in Italia nella mia città e noi non avvertiamo questa diversità come un problema. Abbiamo avuto esperienze molto simili nella nostra crescita e anche se proveniamo da usanze molto lontane fra loro, ci amiamo lo stesso e stiamo benissimo insieme.
Visto che ormai la nostra relazione è seria abbiamo deciso di presentarci alle rispettive famiglie, ma non è andata come avremmo sperato. Mio padre è contrarissimo alla nostra storia e fa finta che sia per altri motivi ma io so che non gli vanno giù le origini del mio ragazzo perché l’ho sentito fare dei commenti con mia mamma. Anche la famiglia di lui è stata molto fredda nei miei confronti, anche se io sono stata assolutamente rispettosa e cordiale quando ci siamo incontrati. Mia mamma è l’unica che cerca di capire, ma vedo che anche lei fa fatica ad accettare la cosa, evitando proprio di parlarne. Come facciamo a fare capire alle nostre famiglie che il nostro sentimento è reale?
M.
Cara M.,
visto che dal 25 settembre c’è l’alta probabilità che ci ritroveremo in un paese ancora meno tollerante di così, fossi in te approfitterei del prossimo paio di settimane per venire a capo della questione con i tuoi e per mettere in chiaro un concetto semplice: non sei tu che devi dare spiegazioni sulle persone che scegli di amare, ma al massimo sono loro che devono rendere conto dei pregiudizi che si portano dietro, e contestualmente tentare di smontarli.
Dovrai anche portare un po’ di pazienza, i vostri genitori non vengono solo da culture diverse ma appartengono anche a generazioni lontane dalla vostra. Non per questo va giustificato il razzismo, per quanto blando, ma dovrai sempre tenere a mente che il contesto in cui loro sono cresciuti era probabilmente meno inclusivo del tuo sotto molti aspetti e non sono rodati per capire certe cose al volo. Fai leva su tua mamma, che da quello che mi dici mi sembra più bendisposta.
Se poi, dopo aver parlato con loro con le più civili delle intenzioni, non noti alcun miglioramento, fai pace con l’idea che ai genitori non piacciono i fidanzati e le fidanzate dei propri figli per enne motivi dalla notte dei tempi. Ci siamo passati tutti, anche senza ostacoli etnici, e siamo sopravvissuti. Tranne Giulietta e Romeo, che però a differenza tua erano minorenni. Tu invece puoi votare e puoi fare un po’ il cazzo che ti pare.
Giulia
Cara Giulia,
mi sono trasferito da poco in una nuova città per un nuovo lavoro e devo dire che sta andando meglio di quanto pensassi. Ho già trovato qualche punto saldo nella mia giornata, non mi sento eccessivamente solo, e in ufficio, per fortuna, ho già conosciuto un sacco di colleghi simpatici con cui riesco ad avere una vita sociale anche fuori dal lavoro, una cosa che mi fa molto piacere visto che qui non conosco nessuno.
L’unico problema è che sono un gruppo fin troppo attivo. Calcetto, padel, weekend fuori porta, arrampicata… Non stanno fermi un attimo e mi coinvolgono sempre in mille attività diverse, che non sempre fanno per me. Lo so che è stupido lamentarsi di una cosa così, sono super carini e sono fortunato ad avere già trovato un gruppo così carico, ma per come sono fatto io a volte mi piacerebbe anche andare solo al cinema o ordinare una pizza a casa e fare due chiacchiere. Per di più fare tutte queste cose è molto costoso e non ho sempre le disponibilità per stare al passo con loro. Glielo dico o cambio amici?
S.
Caro S.,
credimi, nessuno ti capisce meglio di me. Persino io, che condurrei tranquillamente la mia esistenza dalla fossa a forma di culo sul mio divano, ho alcune amiche iperattive. E le detesto, anche se le amo molto. Le detesto perché è per colpa di gente come loro che qualcuno ha deciso che la settimana lavorativa doveva durare cinque giorni invece che, chessò, due. È per colpa loro che esistono le palestre e le cyclette e la microfibra (tutte cose di cui l’umanità poteva fare a meno). Sono soggetti pericolosi, che ti propongono passeggiate la domenica e spesso hanno cani o figli altrettanto insopportabili.
Tuttavia, anche per un’ameba indolente come me, avere qualche amico iperattivo ha i suoi vantaggi. Non sempre, ma a volte è bello lasciarsi trascinare a fare cose che non faremmo mai di nostra sponte (io segno il limite agli sport estremi e all’eccesso di fatica fisica, quindi paracadute no, andare a cavallo può darsi). Devi solo imparare a contingentare queste attività e a non dire sempre di sì: non si dimenticheranno che esisti se per una sera giocano a calcetto senza di te.
Per quanto riguarda il costo di questa vita spericolata di quelle che non dormi mai, penso che non ci sia niente di male a dire loro la verità. «Ragazzi, sto un po’ in bolletta questo mese, facessimo una cena tranquilla a casa?» è un buon modo per metterla giù senza creare imbarazzi. Non ti preoccupare, troveranno il modo di rendere estrema anche una quattro stagioni da asporto.
© Riproduzione riservata