- a
- a
- a
Il dibattito sul deposito nazionale delle scorie nucleari arriva in Consiglio comunale. L’assise, nel corso dell’ultima seduta, ha infatti votato all’unanimità la proposta presentata dalla consigliera Luisa Ciambella, che chiedeva una seduta aperta sull’argomento. Nella Tuscia, lo ricordiamo, ci sono 22 siti ritenuti da Sogin idonei ad ospitare il deposito. L’elenco dei siti era presente nella carta delle aree potenzialmente idonee ed è presente, senza alcuna modifica, nella carta delle aree idonee. A livello nazionale i 67 siti della Cnapi sono scesi a 58, ma le aree viterbesi non sono diminuite, aumentando, di contro, la possibilità che alla fine dell’iter sia proprio la Tuscia la provincia destinata ad accollarsi il deposito. In attesa che il Tar decida sul ricorso presentato dai movimenti locali, che lamentano il mancato accesso agli atti conclusivi del seminario nazionale, il Consiglio comunale decide dunque di affrontare il problema.
Deposito scorie nucleari, Italia Nostra: “Lista dei siti idonei non va secretata”
“Nel corso dell’ultima seduta ordinaria del 4 ottobre – scrive Luisa Ciambella – il Consiglio comunale ha accolto all’unanimità la mia richiesta di convocare a breve una seduta aperta per approfondire la pericolosa quanto delicata questione. Le istituzioni non possono rimanere in silenzio di fronte a questo ennesimo attacco al nostro territorio. Abbiamo il dovere di difendere la Tuscia e il suo immenso patrimonio ambientale da queste preoccupanti operazioni che porterebbero soltanto ulteriori disagi all’economia e alla vivibilità di tutti”.
Deposito scorie nucleari, parola al Tar
Secondo Per il bene comune “è giunto il momento di assumere una posizione chiara e inequivocabile sul fatto che il Viterbese è una terra da valorizzare, non da conquistare”. Per quanto concerne la procedura, Sogin ha preso la prima bozza di territori ritenuti adeguati (detta Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, Cnapi) e l’ha chiusa eliminando nove dei 67 siti. La Cnai ora è ufficiale. I tempi di realizzazione a questo punto sono in mano alla politica. Che, il passato lo insegna, non ha mai affrontato in modo chiaro e definitivo il tema del deposito dei rifiuti radioattivi.